Mezzi, modelli, tecnologie e infrastrutture per una logistica sostenibile (parte 1 di 4)

Versione stampabileVersione stampabile

Autore: 

Andrea Payaro

Note sull'Autore: 

Payaro Eng. Andrea
Ph.D. Business Management
Certified by European Logistics Association - ELA
Member of board SCM Academy
www.payaro.it

Traffico, inquinamento, inefficienza del trasporto condizionano sempre di più le persone e peggiorano la qualità di vita. Si devono rapidamente prendere in considerazione delle soluzioni alternative all’abituale metodo di movimentare merci e persone.

Lo sviluppo socio-economico di un Paese è determinato dal settore dei trasporti, che rappresenta la capacità di movimentare beni da un punto di produzione a un punto di consumo. Lo sviluppo del settore di tipo “non sostenibile” impone però alla società costi significativi in termini di impatti economici (congestione del traffico, barriere alla mobilità, incidenti, costi dei servizi, ...), impatti sociali (equità, impatti sulla salute umana, coesione della comunità, ...) e impatti ambientali (emissioni di gas-serra, inquinamento atmosferico, rumore, perdita di habitat, ...). Tali impatti sono determinati da due tendenze dominanti del settore, ossia la crescita della domanda di mobilità e, all’interno di tale domanda, il crescente predominio della modalità stradale.

In questo contesto si parla sempre più di “Logistica Sostenibile”, intendendo una logistica che mira a offrire le condizioni economiche e di servizio richieste dal mercato, ricercando al contempo tutte le più opportune soluzioni dal punto di vista di ambiente e di mobilità connesse con il trasporto, la consegna e il riciclaggio dei prodotti e delle merci. La logistica sostenibile vuole, in definitiva, promuovere una logistica più efficiente e nello stesso tempo più rispettosa della qualità della vita (Aguiari, 2005).

La logistica sostenibile deve essere vista come un elemento legato allo “sviluppo sostenibile”. Tale concetto si è affermato alla fine degli anni Ottanta con il “Rapporto Brundtland” della World Commission ori Environment and Development, da allora il rapporto è divenuto una fonte di riferimento per le decisioni politiche. Nel Rapporto Brundtland lo sviluppo sostenibile è visto come “...quello sviluppo che soddisfa le necessità del presente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare le proprie...”. Nel trattare lo sviluppo sostenibile non possono essere trascurate le problematiche legate al settore della distribuzione delle merci. Tale settore ha assunto infatti una notevole importanza sia in Italia che all’estero, oltre che per la crescita consistente dei flussi di merce, anche per i costi collettivi, specie di tipo ambientale, connessi a tali flussi.