SUPERARE LA CRISI GRAZIE ALL'INTERNAZIONALIZZAZIONE 3/3

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SUPERARE LA CRISI CON UNA INTERNAZIONALIZZAZIONE BEN ORGANIZZATA 3/3

Nella scheda precedente ci siamo posti un interrogativo su quali fattori l’impresa deve porre le proprie attenzioni per crescere meglio all’estero. Vediamo qualcuno in dettaglio

 

Aumento dei costi: Iniziare un’esperienza di export significa che molto prima e poco dopo dovrete mettere mano al portafogli. Ci saranno da programmare viaggi, fiere, nuove logiche di marketing, campioni, messaggi pubblicitari, formazione, consulenze e magari personale specializzato anche con logica del lavoro interinale. Aggiungiamo che forse dovete modificare il packaging o la veste del vostro prodotto o i servizi che proponete per adattarli semplicemente al Paese dove volete essere presenti.

 

Non lasciatevi prendere dal panico! Un accorto business plan può servire proprio a programmare le spese unitamente ad una strategia di export che sarà coerente con le vostre risorse umane ed economiche. Non vi si chiede di investire quello che non possedete, ma solo quello che avete o potete imparare a fare.

Un programma nel tempo:per avere successo ci vuole tempo. Per raggiungere un minimo di traguardi è necessario almeno 1 anno, mentre un periodo medio di 3 anni è quello che serve per creare e mantenere la propria impresa in uno o più mercati mondiali.

 

Una presenza a lungo raggio: le imprese con una consolidata presenza all’estero raccolgono i frutti che sono sia i ricavi, sia la conoscenza di come affrontare i vari rischi.

 

Chi inizia o ha intenzione di implementare la propria presenza nei vari mercati, qualora non si dovesse riferire a strategie ben qualificate e non dovesse utilizzare tattiche ben organizzate, può avere un ritorno economico sugli investimenti, nella migliore delle ipotesi, dopo mesi, nelle peggiori ipotesi invece dopo anni. L’importante è sapere e conoscere questi rischi e quindi agire per il meglio. Come? La via più breve è attivarsi per una specifica formazione manageriale sui temi dell’export management.

Differenziazione culturale: L’impresa che si affaccia nei mercati internazionali deve acquisire grande familiarità con le differenze antropologiche e culturali che ci sono tra i vari possibili partners. L’inglese che s’impara a scuola servirà di certo ma non è tutto: conoscere la micro lingua che si riferisce al prodotto è altrettanto importante.

 

Saper come porgere il biglietto da visita o capire come si dà un regalo fa parte della conoscenza delle differenze culturali, di comportamento e di “business practices” che sono requisiti importanti nel mercato target. Senza queste necessarie attenzioni, si rischia, inavvertitamente, di offendere il potenziale cliente sino a perdere l’affare e quindi l’investimento atteso.

Norme e procedure: creare specifici processi dedicati all’export nonché un’appropriata cultura. Ci sono adempimenti (come quelli doganali) ma anche documenti di marketing, di vendita, tecnici e altri ancora che sono indispensabili per supportare le vendite e proteggere il business dai rischi e da costi non previsti.

 

Accessibilità: i vostri clienti riescono a trovarvi e a dialogare in modo facile? Suggeriamo un test.

 

Provate voi stessi attraverso internet: se ci riuscite, per gli altri sarà più facile.

 

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