SUPERARE LA CRISI GRAZIE ALL'INTERNAZIONALIZZAZIONE 1/3

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SUPERARE LA CRISI GRAZIE ALL'INTERNAZIONALIZZAZIONE 1/3

 ABSTRACT

Nei mesi scorsi, quando la crisi finanziaria mondiale aveva colpito anche l'Italia e i suoi effetti erano al culmine, si sono susseguiti a ritmo incessante i seminari su come uscire dalla crisi, o meglio, come sopravvivere alla crisi aspettando segnali positivi di ripresa.

Si sono organizzati seminari e convegni un po' dovunque, mentre siamo stati sommersi da inserti speciali di giornale, dibattiti televisivi nonché una "abusata" attività multimediale, e innumerevoli esperti hanno dispensato analisi e offerto consigli alle imprese e a tutto il mondo imprenditoriale nonché a semplici privati.

In questo groviglio di attività non sono mancati importanti riferimenti all' internazionalizzazione delle imprese, che sembrava, tra le mille soluzioni, quella di maggior efficacia ed efficienza.

Su questo siamo perfettamente concordi: se le nostre piccole medie imprese guardassero con maggior attenzione ai mercati esteri e costruissero strategie di penetrazione nei nuovi mercati con maggior cura ed attenzione, forse l'effetto della crisi, per alcuni settori e quindi per alcune piccole medie imprese, sarebbe stato meno pesante di quanto in realtà è accaduto.

Peccato che molti di questi seminari sono stati più una sorta di vetrina per cercare di offrire soluzioni ad imprese che per anni hanno snobbato, ed ancora oggi snobbano, la formazione necessaria per migliorare il proprio export. Solo quando il momento del bisogno è stato davvero cruciale queste imprese hanno trovato motivazione e tempo per discutere qualche ora su come non solo superare la crisi, ma guardare con ottimismo al futuro.

In sintesi: il solito brutto pasticcio all'italiana: gridare "al lupo al lupo" quando ormai le pecore sono scappate chissà dove.

In questo intervento cercheremo di dimostrare come una strategia di internazionalizzazione va affrontata con serenità, metodo, organizzazione, tempo programmato e non con la logica di fare in fretta perché altrimenti “domani” potrebbe essere tardi.

 

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